Dalla newsletter di www.acquistiverdi.it
Un inchiostro ecologico e commestibile, appositamente studiato per la stampa usa e getta, che salva le foreste e non comporta rischi di contaminazione degli alimenti.E’ stato ricavato dai coloranti usati in pasticceria per le torte, adattato alle stampanti a getto d’inchiostro da ufficio, e costa meno di quello tradizionale. Sembra un sogno, ma è una realtà già in prova sul mercato. Ne esiste infatti un prototipo compatibile con i più diffusi modelli di stampanti. A svilupparlo ricercatori pubblici e privati del Dipartimento di chimica industriale dell’Università di Bologna e di Lesepidado srl, giovane azienda hi-tech specializzata nella stampa ink-jet per il settore alimentare e su supporti non convenzionali. Il perfezionamento del nuovo inchiostro è affidato ad un laboratorio della Rete dell’alta tecnologia dell’Emilia Romagna, coordinata dal consorzio regionale Aster.
Le principali proprietà dell’inchiostro ecologico, commercializzato con il nome di Ink-no-ink, sono di essere alimentare (quindi atossico), biodegradabile, e facilmente disinchiostrabile, cioè rimuovibile dalla carta. La prima caratteristica consente di evitare casi di contaminazione degli alimenti e delle bevande, come quelli purtroppo recentemente verificatisi in Italia. L’atossicità, la biodegradabilità e la facilità di rimozione della carta fanno sì che il suo impatto ambientale sia del 68% inferiore a quello degli inchiostri tradizionali. L’uso massiccio di carta riciclata, ad esempio, è frenato dalla difficoltà di sbiancare la carta già stampata. Gli inchiostri convenzionali, infatti, pensati per la stampa fotografica vista la sempre maggiore diffusione di fotocamere digitali, sono molto resistenti. La carta riciclata che se ne ricava non è così abbastanza bianca e trova ancora un impiego troppo limitato. Ink-no-ink al contrario è ideale per la stampa usa e getta, quella delle mail o dei documenti che ci stampiamo per leggerceli con calma e che finiscono in breve tempo nel cestino dei rifiuti. Si disinchiostra con grande facilità e consente quindi una riduzione del consumo di legno per la produzione di nuova carta. Risponde insomma ad una tendenza sempre più marcata: mentre gli archivi cartacei sono via via soppiantati da quelli digitali, la facilità e la rapidità di stampa alimentano una costante crescita della stampa usa e getta, il cui ciclo di vita talvolta può essere anche di poche ore. Negli Usa ad esempio si stima che un lavoratore stampi in media circa 12mila fogli l’anno, per un equivalente di 54 kg di carta, con un incremento annuo del 20%. Questo comporta che, a livello mondiale, vengano immesse annualmente nell’ambiente 10.000 tonnellate di inchiostri per tecnologia a getto d’inchiostro (ink-jet).
Ink-no-ink è nato da un progetto di ricerca partito nel 2001 e cofinanziato dal consorzio Spinner (Alma Mater, Aster e Sviluppo Italia), che sostiene la nuova imprenditorialità ad elevato contenuto di conoscenza. L’ulteriore sviluppo dell’inchiostro pulito è affidato al laboratorio regionale a rete Litcar (Laboratorio integrato tecnologie e controllo ambientale rifiuti) della rete dell’Alta tecnologia dell’Emilia Romagna coordinata dal consorzio Aster. Litcar, che ha sede a Rimini, è coordinato dal professor Luciano Morselli del Dipartimento di chimica industriale dell’Università di Bologna.
“Ink-no-ink potrebbe essere ad esempio abbinato alla carta riciclata dei cartoni per bevande – spiega Leonardo Setti, chimico e responsabile della ricerca sull’inchiostro ecologico -, oppure essere adottato nelle scuole, dove può accadere che i bambini, specie i più piccoli, si mettano in bocca fogli stampati. Per arrivare al nostro inchiostro ecologico siamo partiti dal fondo, dal risultato che volevamo ottenere. Ci siamo detti: abbiamo bisogno di un inchiostro che funzioni bene con le stampanti ink-jet, abbia una buona risoluzione di stampa, sia completamente atossico, facilmente rimuovibile dalla carta e biodegradabile. Abbiamo iniziato a selezionare e a testare diversi coloranti, fino ad essere riusciti a sviluppare Ink-no-ink. Perché costa meno degli inchiostri tradizionali? Perché le materie prime che usiamo noi sono più economiche. Di conseguenza Ink-no-ink, in questa fase di sondaggio del mercato, costa dalle due alle tre volte meno degli altri inchiostri”.
Un inchiostro ecologico e commestibile, appositamente studiato per la stampa usa e getta, che salva le foreste e non comporta rischi di contaminazione degli alimenti.E’ stato ricavato dai coloranti usati in pasticceria per le torte, adattato alle stampanti a getto d’inchiostro da ufficio, e costa meno di quello tradizionale. Sembra un sogno, ma è una realtà già in prova sul mercato. Ne esiste infatti un prototipo compatibile con i più diffusi modelli di stampanti. A svilupparlo ricercatori pubblici e privati del Dipartimento di chimica industriale dell’Università di Bologna e di Lesepidado srl, giovane azienda hi-tech specializzata nella stampa ink-jet per il settore alimentare e su supporti non convenzionali. Il perfezionamento del nuovo inchiostro è affidato ad un laboratorio della Rete dell’alta tecnologia dell’Emilia Romagna, coordinata dal consorzio regionale Aster.
Le principali proprietà dell’inchiostro ecologico, commercializzato con il nome di Ink-no-ink, sono di essere alimentare (quindi atossico), biodegradabile, e facilmente disinchiostrabile, cioè rimuovibile dalla carta. La prima caratteristica consente di evitare casi di contaminazione degli alimenti e delle bevande, come quelli purtroppo recentemente verificatisi in Italia. L’atossicità, la biodegradabilità e la facilità di rimozione della carta fanno sì che il suo impatto ambientale sia del 68% inferiore a quello degli inchiostri tradizionali. L’uso massiccio di carta riciclata, ad esempio, è frenato dalla difficoltà di sbiancare la carta già stampata. Gli inchiostri convenzionali, infatti, pensati per la stampa fotografica vista la sempre maggiore diffusione di fotocamere digitali, sono molto resistenti. La carta riciclata che se ne ricava non è così abbastanza bianca e trova ancora un impiego troppo limitato. Ink-no-ink al contrario è ideale per la stampa usa e getta, quella delle mail o dei documenti che ci stampiamo per leggerceli con calma e che finiscono in breve tempo nel cestino dei rifiuti. Si disinchiostra con grande facilità e consente quindi una riduzione del consumo di legno per la produzione di nuova carta. Risponde insomma ad una tendenza sempre più marcata: mentre gli archivi cartacei sono via via soppiantati da quelli digitali, la facilità e la rapidità di stampa alimentano una costante crescita della stampa usa e getta, il cui ciclo di vita talvolta può essere anche di poche ore. Negli Usa ad esempio si stima che un lavoratore stampi in media circa 12mila fogli l’anno, per un equivalente di 54 kg di carta, con un incremento annuo del 20%. Questo comporta che, a livello mondiale, vengano immesse annualmente nell’ambiente 10.000 tonnellate di inchiostri per tecnologia a getto d’inchiostro (ink-jet).
Ink-no-ink è nato da un progetto di ricerca partito nel 2001 e cofinanziato dal consorzio Spinner (Alma Mater, Aster e Sviluppo Italia), che sostiene la nuova imprenditorialità ad elevato contenuto di conoscenza. L’ulteriore sviluppo dell’inchiostro pulito è affidato al laboratorio regionale a rete Litcar (Laboratorio integrato tecnologie e controllo ambientale rifiuti) della rete dell’Alta tecnologia dell’Emilia Romagna coordinata dal consorzio Aster. Litcar, che ha sede a Rimini, è coordinato dal professor Luciano Morselli del Dipartimento di chimica industriale dell’Università di Bologna.
“Ink-no-ink potrebbe essere ad esempio abbinato alla carta riciclata dei cartoni per bevande – spiega Leonardo Setti, chimico e responsabile della ricerca sull’inchiostro ecologico -, oppure essere adottato nelle scuole, dove può accadere che i bambini, specie i più piccoli, si mettano in bocca fogli stampati. Per arrivare al nostro inchiostro ecologico siamo partiti dal fondo, dal risultato che volevamo ottenere. Ci siamo detti: abbiamo bisogno di un inchiostro che funzioni bene con le stampanti ink-jet, abbia una buona risoluzione di stampa, sia completamente atossico, facilmente rimuovibile dalla carta e biodegradabile. Abbiamo iniziato a selezionare e a testare diversi coloranti, fino ad essere riusciti a sviluppare Ink-no-ink. Perché costa meno degli inchiostri tradizionali? Perché le materie prime che usiamo noi sono più economiche. Di conseguenza Ink-no-ink, in questa fase di sondaggio del mercato, costa dalle due alle tre volte meno degli altri inchiostri”.
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