mail ricevuta da Roberto B. (thank's!)
Berlusconi è il migliore. Valutato pragmaticamente sulla capacità di perseguire un obiettivo, Berlusconi è certamente il migliore. Non è un politico. Non sa cosa sia la politica, semplicemente non gli interessa. Lui pratica uno sport diverso, e non gli interessa partecipare. Vuole vincere.
Si tratta di uno sport dove vigono le leggi di natura, quelle che consentono al più forte, al più astuto, al più sagace di prevalere. È la lotta per la sopravvivenza, e il verso un bel morir tutta una vita onora non gli si addice.
Perciò Berlusconi può serenamente annunciare sondaggi che contraddicono qualsiasi altro dato disponibile. Non ha importanza se i dati del sondaggio siano veritieri o inventati, se la rilevazione delle opinioni sia stata condotta secondo criteri di correttezza o se sia stato chiesto agli intervistati di esprimere una preferenza tra “il leader Berlusconi” e “l’ex-comunista Prodi”. Il “pubblico televisivo – elettorato – mercato dei voti” in larga maggioranza non ci baderà. In particolare il pubblico-elettorato sensibile alla chimera berlusconiana sarà risvegliato e sollecitato a recarsi al voto, stimolo che probabilmente non avrebbe se fosse convinto di andare a segnare la scheda elettorale con un voto inutile perché perdente. E tra quello indeciso, propenso a votare per i vincitori, qualcuno si convincerà che il proprio voto dovrà andare al centro-destra in (auto-sedicente) vantaggio.
Gli obiettivi della campagna sondaggistica di Berlusconi prendono spunto da due fenomeni, ben noti ai sociologi e agli studiosi dei comportamenti elettorali. Primo: gli elettori di centro-destra sono meno “appassionati” dalla politica, sono meno propensi alla testimonianza, al voto marginale, tendono a mobilitarsi più facilmente davanti a una concreta chance di vittoria. Secondo: il 38% degli elettori italiani non dichiara un’appartenenza ideologica a destra o a sinistra; sono sostanzialmente il bacino decisivo per la competizione elettorale, il “mercato del voto” da conquistare per primeggiare; una parte di questi elettori sceglie i destinatari del proprio voto all’approssimarsi del momento di esprimerlo, manifestando sensibilità ai confronti televisivi degli ultimi giorni di campagna; e tra questi si verifica un effetto bandwagon, in altre parole tendono a salire sul carro del vincitore (o del presunto tale).
Fatte queste premesse, è chiara la strategia del leader della CdL: dirsi vincente per magnetizzare il voto di una parte degli indecisi, i non fidelizzati che sceglieranno all’ultimo momento; e mobilitare le frange di quelli che comunque gli darebbero il voto, ma soltanto se non hanno la sensazione di sprecare del tempo votando per la fazione destinata alla sconfitta.
Inutile, quindi, perder tempo a chiedersi quali siano le fonti del candidato Berlusconi, quale la loro affidabilità. Non ha alcuna importanza, né per noi né tanto meno per lui: l’unica cosa che conta per lui è dirsi vincente nell’ultimo bluff.
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