28 gennaio 2006

Satyricon assolto, ma ormai abbiamo Anna La Rosa...

di Vittorio Emiliani
Il caso Luttazzi-Travaglio-Freccero infuriò poco meno di cinque anni fa, a metà marzo 2001, all’inizio della campagna elettorale, dopo l’andata in onda di «Satyricon» su Raidue. Un folto squadrone di giornalisti e di commentatori - notoriamente schiene dritte - sentenziò che satira non fosse e che la «Rai dell’Ulivo», o di Zaccaria, avesse anzi usato il pugno di ferro contro Mediaset e contro il suo proprietario. Tant’è che, appena fu possibile, Luttazzi, con Biagi e Santoro, fu messo fuori, inserito nel famoso bando di proscrizione berlusconiano enunciato a Sofia.
Mentre la maggioranza dei consiglieri di amministrazione di allora (Zaccaria, Balassone e chi scrive) venne additata ad esempio della Tv che non-si-deve-mai-fare, specie sotto elezioni. Era una Rai che negli ascolti - nonostante i “reality”, per fortuna, li facesse all’epoca soltanto Mediaset - castigava il Biscione, proprio perché era viva e rispettava le regole del pluralismo politico-culturale. Raidue poi, diretta da Carlo Freccero, stava sui 13-14 punti di share in media.
Poi è venuta la normalizzazione “bulgara”, la cancellazione di tutta la satira vera dai palinsesti Rai, la sterilizzazione di ogni possibile dissenso. E l’attribuzione di Raidue alla Lega Nord la quale, con due successivi direttori (Marano e Ferrario) è caduta e scaduta a precipizio. Mentre Freccero veniva lasciato in qualche ufficetto di Viale Mazzini come «un clandestino, un uomo invisibile» (parole sue).
Ebbene, l’altro giorno il Tribunale civile di Roma ha mandato assolti sia Luttazzi che Travaglio dal reato di diffamazione nei confronti di Mediaset, sentenziando che quella sera si parlò di conflitto di interessi, «questione già ampiamente dibattuta tra i politici e sui giornali», cioè di cosa vera, corposa e notoria. Senza offesa per nessuno. Giovedì sera, in modo speculare, Raidue ha toccato uno degli ascolti più bassi di questo suo già infelice periodo e, quindi, della propria storia, in passato gloriosa: il programma di intrattenimento politico «Alice» condotto dalla trepidante Anna La Rosa (promossa direttrice dei Servizi Parlamentari per la sua nota perizia nel lasciar parlare Berlusconi a rompicollo) ha registrato il 6,16 per cento di share, cioè circa un terzo di quello che catturava, nel 2001, Michele Santoro, ancora una volta, invece, escluso dal video per ragioni politiche.
E le ragioni professionali? In questi climi, in una certa Rai e nel Paese, valgono meno di zero. Ibernate anche quelle in attesa del 9 aprile.
da l'Unità del 27 Gennaio 2006

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