21 aprile 2006

Tanto per non far finta di non sapere

da corriere.it

L'allarme di Washington: "Stima rivista da +1,4% a +1,2
Servono riforme per il rilancio, ma il Paese non uscirà dell'euro"

L'Fmi: 'L'Italia cresce meno
Sfide tremende per nuovo governo'

Vola l'economia mondiale trascinata da Cina, India e Russia
ma resta l'incognita petrolio che potrebbe arrivare a 80 dollari

WASHINGTON - Il World Economic Outlook pubblicato oggi dal Fondo monetario internazionale rivede al ribasso le stime di crescita dell'Italia nel 2006 rispetto alle previsioni di settembre: +1,2% invece dell'1,4%. Più marcato il taglio nel 2007, pari allo 0,3%, per un Pil in progresso del'1,4% a fronte dell'1,7% precedente. Il rapporto deficit/Pil è ipotizzato al 4% per l'anno in corso e al 4,3% per il 2007. Continua a correre il debito che sale a 107,6% del Pil rispetto al 106,9.

Nell'eurozona, è l'accusa del Fmi, "mentre un certo numero di paesi ha fatto degli sforzi per rispettare gli impegni derivanti dal patto di stabilità e di crescita, il deficit pubblico è salito decisamente in Italia e Portogallo".

Tuttavia una difesa al nostro paese arriva dal capoeconomista del Fmi Raghuram Rajam che, riferendosi all'articolo del Financial Times di due giorni fa che ipotizzava un'uscita del nostro paese dall'euro, dice : "Credo e spero che non ci siano le possibilità che l'Italia lasci l'euro. Sono solo speculazioni".

Ma poi sottolinea che l'Italia "ha di fronte sfide tremende, con debito e deficit elevati" e una perdita di competitività negli ultimi anni. "Spero - conclude - che il nuovo governo comprenda la gravità della situazione" e metta in atto le "necessarie riforme macroeconomiche e strutturali, come, ad esempio, nei servizi finanziari".

Il mondo tra crescita record e allarme greggio. L'Italia è, tra i paesi del G8, quello che arranca di più rispetto al quadro di un'economia mondaile che, secondo Il Fmi, è in crescita oltre ogni previsione e corre al 4,9% quest'anno e al 4,7% il prossimo, trainata, oltre che dagli Usa, da Cina, India e Russia. Per intendersi, sei mesi fa lo stesso rapporto, già ottimista parlava di crescita globale a 4,3%.

Ma a frenare l'ottimismo è l'allarme per i prezzi del petrolio che potrebbero sfondare quota 80 dollari al barile già a metà 2006. Per ora comunque, segnala il Rapporto economico di primavera, il greggio ha avuto effetti limitati sulla crescita globale.

Usa. Gli Stati Uniti "rimangono il principale motore della crescita", con una stima pari a +3,4% nel 2006 e a +3,3% nel 2007, anche se il Fmi si dice preoccupato per la situazione della bilancia delle partite correnti il cui rosso ha raggiunto il 6,4% del Pil nel 2005.

Inoltre si profilano sempre più minacciose all'orizzonte le nubi del mercato immobiliare: lo scoppio della bolla, accompagnata dal crollo dei valori immobiliare, "potrebbe avere effetti seri sulla stabilità del sistema".

Eurolandia. Ma anche dall'Europa arrivano segnali positivi. Eurolandia potrebbe mettere a segno un aumento medio del Pil pari rispettivamente al 2% e all'1,9%, con la Francia al 2% e al 2,1%, la Germania all'1,3% e all'1% e l'Italia all'1,2% e all'1,4%. Bene anche il Giappone (+2,8% e +2,1%).

Il Fondo dispensa anche qualche bacchettata per la gestione dei conti pubblici. "Scarsi" vengono definiti i progressi sul fronte del risanamento finanziario che, affermano a Washington, si è dimostrato "insufficientemente ambizioso".

La locomotiva asiatica. Tuttavia la vera locomotiva mondiale sono le nazioni emergenti che hanno previsioni di crescita impressionanti: Cina (+9,5% e +9,0%), India (+7,3% e +7,0%) e Russia (+6,0% e +5,8%).

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